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mercoledì 18 giugno 2014

Yara Gambirasio, Motta Visconti e Davide Frigatti: similitudini, diversità

I fatti

Yara Gambirasio: è il 16 giugno 2014 quando, dopo circa 4 anni di indagini, gli inquirenti annunciano di aver finalmente individuato l'assassino di Yara Gambirasio.
Yara è una giovane 13enne che, uscita una sera del 2010 dalla palestra, viene avvicinata da un uomo di 44 anni che le offre un passaggio. 
L'uomo non è il classico sconosciuto dalla quale sarebbe potuta scappare, cercare aiuto, urlare bensì un vicino di casa incensurato, padre di tre figlie della stessa età della piccola.
Una persona conosciuta e facente parte della sfera familiare allargata. "Insospettabile".

Motta Visconti: il giorno dopo, 17 giugno 2014, Claudio Lissi uccide la moglie Cristina e due figli ancora in fasce; dopo aver inscenato una falsa rapina va al bar per vedere la partita dell'Italia ai mondiali e festeggiare la ritrovata libertà. Invaghitosi di una collega che non lo corrispondeva decide di uccidere moglie e figli alla ricerca di una chimera. Anche questo omicidio plurimo avviene nell'ambito familiare. Ed anche in questo caso il coro dei vicini è unanime: "insospettabile".

Davide Frigatti: 18 giugno 2014, Davide Frigatti, 34enne di Cinisello Balsamo esce in strada e in preda ad un raptus omicida, impugna un coltello uccidendo un addetto dell'autolavaggio e ferendo due persone. Quando gli inquirenti lo arrestano sta ancora delirando frasi sconnesse. Anche in questo terzo caso si parla di un "insospettabile" ma questo, al contrario degli altri due non ha nulla a che fare con la sfera della famiglia e le vittime sono state scelte a caso.

Considerazioni

Tutti e tre fatti sono deprecabili e senza dubbio da condannare ma il motivo per il quale ne parlo è che sono accaduti a distanza di poco tempo l'uno dall'altro ed il bombardamento mediatico che ne è conseguito è davvero ingente seppure con sfumature differenti.
I primi due sono omidici in famiglia: un mix morboso di fascino ed orrore, repulsione ed attrazione che si snoda inevitabilmente dentro di ciascuno di noi per questi atti tanto comuni quando efferati.
Ho parlato lungamente di Yara a pranzo con un collega: essendo un padre di famiglia, si è proclamato inerme di fronte all'educazione preventiva da dare ai propri figli.
Da genitore si chiedeva quali fossero i parametri da insegnare alla propria prole per potersi difendere da queste situazioni.
Poche ore dopo ho affrontato il discorso di Claudio Lissi con una cara amica che si è dichiarata scandalizzata dalle motivazioni del delitto di Motta Visconti.
Le motivazioni. Come se cambiassero qualcosa in un triplice omicidio: ci sono forse motivazioni che possano reggere in un atto così scellerato?

Su facebook sono nati diversi gruppi per il linciaggio di entrambi i personaggi. Così come una volta la folla trascinava il colpevole o presunto tale sulla pubblica piazza per la lapidazione, l'evoluzione tecnologica della piazza è diventata il social network dove la rabbia repressa delle persone si esprime in tutta la sua forza.
Opinionisti e giornalisti si alternano per sfoggiare articoli e trasmissioni d'effetto che la gente assimila ed amplifica. Se ne parla al bar, la sera a casa, insultando gli attori di questi atti, condannandoli...
Queste cose fanno molto audience e quindi la notizia viene condita in tutte le salse e da tutti i media invadendo le strade, le case...

Frigatti ne è la conferma. Questa mattina leggevo il giornale: volendo scrivere un articolo sull'argomento mi sono soffermato sulla notizia di quest'uomo.
Arrivato in ufficio ho chiesto se qualcuno avesse saputo di Frigatti ma nulla. Durante il pranzo ho chiesto al collega con il quale parlai di Yara ma niente. Con un sms chiedo alla mia amica con la quale parlai di Lissi ma anche lei non ne sa niente.
Ed in quel momento realizzo che davvero Davide Frigatti non fa notizia o almeno, non quanto ci si aspetta.
Con una macabra logica, la notizia si esaurisce quasi subito.
Non si parla di vicini di casa, di appartenenti allo stesso nucleo familiare ma di un emerito sconosciuto che uccide emeriti sconosciuti e allora nel pomeriggio già non se ne parla più...

Cogne e la sua villetta dove la Franzoni consuma il proprio orrore sul figlioletto, il baretto di Montecchio di Crosara dove Maso recluta gli amici per uccidere i genitori, Prosaglio d'Iseo dove scompaiono i Donegani per mano del nipote o ancora il famigerato Erba: paesi sconosciuti, piccoli, quasi insignificanti ma che sono rimasti scolpiti nella memoria collettiva per i delitti che sono stati perpetrati.
Un elenco infinito di salottini arredati con cura, gerani alle finestre, cucine monoblocco, forni a microonde, talvolta il pianoforte in angolo dove un giorno scatta qualcosa che ribalta la facciata che ognuno si costruisce dietro e si dà sfogo alla frustrazione.
Inutile accusare la televisione, facebook, la società. Questi omicidi ci sono sempre stati. Solo che adesso fanno notizia e sono raccontati.

Chi sono gli autori? Forse dei mostri? No, sono persone come noi.
Il fatto di classificarli come mostri semplicemente mette al riparo la nostra mente dal dubbio.
Si perchè noi SAPPIAMO di non essere mostri; ne siamo sicuri! Ed allora prendiamo le distanze: ci scandalizziamo, facciamo i giudici e giuria e vorremmo lapidarli su pubblica piazza perché così ci sentiamo... a posto con la coscienza.

Non sono uno psicologo e non conosco quali dinamiche scattino nella mente umana che realizza questi gesti. Da amante dei cani, ogni volta penso sempre che loro, a nostra differenza, non compirebbero mai gesti simili, forse perchè non sono ingabbiati in regole sociali che giudicano gli adulteri, forse perchè più liberi di esprimersi senza pregiudizi, di vivere senza troppe domande. Sono consapevole di cadere nella retorica e qualunquismo e per questo invito chiunque legga questo articolo a pensare, semplicemente che queste cose sono sempre accadute e sempre succederanno.
Semplicemente ora fanno più notizia perchè i mezzi di comunicazioni si moltiplicano e perchè queste sono il genere di informazioni che smuovono l'audience.
Non ho risposte per il mio collega e nemmeno per la mia amica ma penso che una possibile soluzione possa essere ascoltare le persone che ci stanno intorno; non basta sentirle, ma bisogna ascoltarle.

Forse potremmo capire di più di ciò che ci circonda... altrimenti rimarremo sempre dei giocatori della domenica che passano da una partitella all'altra sulla spiaggia mentre la partita della nostra vita scorre davanti a noi.

5 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie Giovanni, questo feedback per me è molto importante.
      Ovviamente si può essere d'accordo come no ma spero di aver offerto quanto meno una chiave di lettura differente all'accaduto.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. finalmente leggo qualcosa di sensato..grazie

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  4. Grazie infinite. Sono contento che qualcuno condivida il mio pensiero

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